19 Lug Psicoterapia e cervello
Psicoterapia e cervello: dove si vede il cambiamento?
I fattori genetici e costituzionali svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo della mente, ma è ugualmente importante riconoscere le influenze esercitate su questi processi dalle esperienze.
I vissuti, gli eventi della nostra vita possono modificare non solo il nostro pensiero e comportamento, ma anche il nostro sistema nervoso.
Le relazioni dei nostri primi anni di vita hanno un ruolo fondamentale nell’influenzare direttamente le modalità con cui mentalmente ricostruiamo la realtà. Questi processi continuano per tutta la nostra esistenza, ma hanno un’importanza cruciale soprattutto nelle prime fasi dello sviluppo.
Le emozioni
Le emozioni costituiscono quindi processi centrali nelle attività del cervello. Queste prime esperienze di comunicazione interpersonale vengono registrate nella nostra memoria e plasmano concretamente il cervello del bambino.
Il bisogno di questo tipo di comunicazione prosegue anche da adulto con la necessità di essere amati, di essere capiti, di poter condividere con gli altri i nostri stati mentali.
Capire anche parzialmente come le esperienze impattano sulla mente ci aiuta a comprendere come il nostro passato continua a influenzare significativamente il nostro presente e le nostre decisioni per il futuro.
La plasticità neuronale: cosa è?
Negli ultimi anni le neuroscienze hanno studiato approfonditamente quella che viene chiamata plasticità neuronale, cioè la capacità del cervello di modificarsi sia durante lo sviluppo che da adulto, a seguito di esperienze e influenze ambientali.
La psicoterapia è una fonte di cambiamento
Le persone che cercano l’aiuto di uno psicoterapeuta spesso si sentono imprigionate in modelli di risposte ed esperienze interne che vorrebbero cambiare, ma che non riescono a modificare.
Gli studi sostengono, con evidenza crescente, che la psicoterapia ha la capacità, in senso migliorativo, di modificare le strutture del cervello implicate nei disturbi psichici osservati.
Eric Kandel, psichiatra statunitense premio Nobel per la medicina e fisiologia, considera la psicoterapia un trattamento biologico a tutti gli effetti.
La tecnica psicoterapica è una fonte di cambiamento perché stimola la costruzione di punti di vista alternativi, di modi nuovi di pensare e conseguentemente di comportarsi.
Kandel sostiene che la psicoterapia non è solo un efficace trattamento psicologico in grado di indurre dei significativi cambiamenti nella sfera psichica dei soggetti affetti da un disturbo, mutamenti persistenti negli atteggiamenti, nelle abitudini e nel comportamento conscio e inconscio.
La psicoterapia produce, sempre secondo Kandel, alterazione dell’espressione di geni i quali producono mutamenti strutturali nel cervello e più precisamente dei cambiamenti nell’attività funzionale di alcune aree del cervello.
Il processo terapeutico e i cambiamenti nel cervello
Pertanto il processo terapeutico se efficace, indipendentemente dal modello teorico, porta a cambiamenti nel nostro cervello. Tali evidenze vengono dimostrate tramite studi di imaging (quali la PET tomografia a emissione di positroni e la SPECT Single Photome Emission Computed Tomography) applicate al cervello del paziente, prima e dopo il trattamento, per capire se e come il buon esito della psicoterapia si rivela anche nelle reti neurali.
L’importanza dell’affettività
I processi di sintonizzazione affettiva, dialoghi riflessivi, co-costruzione di narrative, riparazioni interattive sono tutti elementi essenziali di attaccamenti sicuri e relazioni interpersonali efficaci: queste forme di comunicazioni svolgono un ruolo centrale nello sviluppo della mente e delle sue funzioni integrative.
Lo stabilirsi di connessioni dirette fra le menti di due individui coinvolge una forma diadica di risonanza, in cui energia e informazioni possono fluire liberamente da un cervello all’altro.
Queste attivazioni permettono di vedere come le relazioni con gli altri possano nutrire e curare le nostre menti.
La psicoterapia e il cervello: le conclusioni teoriche
I risultati delle ricerche permettono di avanzare alcune importanti conclusioni teoriche, nell’attesa di studi sperimentali che confermino i dati disponibili.
Il primo dato emerso è che la psicoterapia apporta dei significativi cambiamenti dell’attività funzionale del cervello dei soggetti affetti da disturbi psichici e che tali cambiamenti cerebrali si correlano al miglioramento clinico di questi soggetti. È rinvenibile un cambiamento significativo dell’attività funzionale del cervello solo nei soggetti in cui alla fine di un periodo di trattamento psicologico si osserva una significativa riduzione dei sintomi clinici.
Un secondo dato è che la psicoterapia induce un cambiamento nell’attività funzionale di specifiche aree cerebrali, ossia induce un cambiamento nell’attività di quelle aree corticali e/o sottocorticali il cui funzionamento anormale sostiene i sintomi clinici che caratterizzano una specifica patologia psichica (Kandel 1999).
La psicoterapia è dunque essenzialmente un processo di apprendimento per i suoi pazienti e come tale un modo di cambiare l’assetto di connessioni cerebrali: è in tal senso che essa usa meccanismi biologici per curare i disturbi psichici.
La psicoterapia viene quindi ad essere trasformativa in quanto situazione di apprendimento relazionale.