18 Mag Ricerca di mappatura delle sale da gioco in provincia di Varese
E QUINDI USCII A RIVEDER LE STELLE: ricerca di mappatura delle sale da gioco nei comuni di Arsago Serpio, Besnate, Ispra e Taino (VA)
Dopo i tre precedenti articoli sul gioco d’azzardo, chiudo questo ciclo tornando all’inizio, spiegando cioè com’è nata questa ricerca. E lo faccio ancora una volta partendo da una citazione:
E quindi uscimmo a riveder le stelle
(D. Alighieri, Inferno XXXIV, 139)
C’è un cielo stellato alla fine del lungo e tortuoso viaggio di Dante attraverso gli inferi. Sotto la guida di Virgilio, il sommo poeta ha attraversato i nove cerchi dell’Inferno e, in fondo ad un lungo corridoio, la natural burella che conduce alla spiaggia dell’Antipurgatorio, può finalmente ammirare la volta celeste lucente di stelle. È un presagio del cammino che li attende, ben diverso dallo sconforto, dal dolore che i due hanno provato dinanzi alle anime dei dannati.
Il mio viaggio nel gioco d’azzardo, ispirato dalla Divina Commedia
Lo spunto per intraprendere questo lavoro di ricerca me lo ha fornito Dante Alighieri, che con la Divina Commedia scrive una summa dei comportamenti umani; in particolare l’Inferno e il Purgatorio mi hanno permesso di operare un confronto a distanza con il comportamento dei giocatori che ho potuto osservare nei locali e nei bar della provincia di Varese, dove ho condotto la mia indagine. La metafora della Commedia Dantesca ben si presta a metro di paragone per la mia esperienza: il mio viaggio nei luoghi del varesotto dove si è svolta la mappatura è stato, in qualche modo, una “discesa agli inferi”. Il Poeta ha immaginato di incontrare le anime dei dannati sottoposte alla dura legge del contrappasso, vittime di pene e tormenti che, a causa del loro comportamento dissennato in vita, si sono inflitte da sole.
Gli scialacquatori nell’Inferno dantesco
Tra i tanti spiriti, fatti di carne ed ossa, Dante pone anche gli scialacquatori, che condividono il secondo girone del settimo cerchio dell’Inferno con i suicidi. Così si legge nell’undicesimo canto:
Puote omo avere in sé man violenta
e ne’ suoi beni; e però nel secondo
giron conviene che sanza pro si penta
qualunque priva sé del vostro mondo
biscazza e fonde la sua facultate
e piange là dov’esser de’ giocondo.
“L’uomo può essere violento con sé stesso o con i suoi beni, uccidendosi o sperperando ciò che possiede”, può privare il mondo della sua presenza e sprecare le sue ricchezze nelle bische. Gli scialacquatori, come i suicidi, sono rei di aver causato la propria rovina; è la volontà di annientarsi ad accomunarli. All’Inferno i giocatori d’azzardo sono costretti alla cosiddetta caccia infernale, inseguiti e sbranati da cagne mentre corrono nudi per la selva dei suicidi.
Le persone che ho incontrato durante il mio viaggio di ricerca nelle sale da gioco d’azzardo di alcuni Comuni della Provincia di Varese, i loro volti cupi e tristi, hanno lasciato in me la sensazione di vederli vivere dentro ad un Inferno. Con ciò, non intendo dire che i luoghi dell’azzardo siano concretamente assimilabili ai gironi danteschi, ma è comune la sensazione di malessere e sofferenza che traspare dai volti di quelle persone, e questo anche fra coloro che hanno scelto volontariamente di rivolgersi ai servizi territoriali delle Dipendenze per chiedere aiuto rispetto al problema del gioco d’azzardo.
Poter uscire dal posto in cui mi trovavo per condurre le mie ricerche, dopo aver trascorso quattro, a volte cinque, ore di osservazione, è stato spesso un vero e proprio “riveder le stelle”: una ritrovata sensibilità mi ha aperto gli occhi sulle bellezze di un territorio, quello della Provincia di Varese, che nel piacere dello sguardo può ancora offrire speranza di conforto dalle difficoltà della vita.