05 Mar E tu da che parte stai?
E tu da che parte stai?
È questa la domanda principale che continua a risuonarmi nella testa da quando sono uscito dalla sala della Rocca di Romano di Lombardia.
Venerdì 23 febbraio infatti ho partecipato all’incontro con Ignazio Cutrò, Presidente dell’Associazione Nazionale Testimoni di Giustizia.
Un incontro organizzato dalla cooperativa Gasparina di Sopra con il Presidio Bassa Bergamasca dell’associazione Libera.
Questo era Il terzo e ultimo del percorso contro le mafie, iniziato con la marcia Centopassi.
Ignazio Cutrò, durante la serata, ci ha parlato della sua esperienza di uomo che ha denunciato la mafia e ha scelto, nonostante il pericolo reale di vita per sé e la sua famiglia, di restare al suo paese:
Sono i mafiosi che se ne devono andare!
Mi risulta molto difficile in poche righe riuscire a raccontare la sua storia.
Così lo faccio attraverso le sue stessa parole rilasciate in un’intervista alla trasmissione “Le Iene” qualche tempo fa:
Non soltanto le parole, anche le emozioni scatenate della serata sono difficili da raccontare.
Ignazio, con il suo modo schietto di comunicare, ti fa provare la sua paura, il suo coraggio, il suo affetto per la famiglia e per la sua terra, la sua sofferenza per un sogno di bambino (“Volevo fare l’imprenditore!”) infranto per sempre. E soprattutto la sua capacità di reagire, la resilienza.
Un uomo così riesce, nonostante la solitudine di anni, a discernere lo Stato che gli è vicino da quello che lo ha lasciato solo.
Ignazio riesce a ringraziare le Forze dell’Ordine e a denunciarne le azioni che lo hanno messo nell’angolo.
Non è da tutti.
Non vuole essere un esempio, ma una voce:
io sono libero, voi siete in catene
E ci stimola a prendere una posizione, a scegliere, nei fatti, da che parte stare:
tu da che parte stai?” Io da che parte sto?
Tu da che parte stai?
“Tu da che parte stai?” Me lo sono chiesto.
E la risposta che mi è uscita è scontata, specialmente dopo una serata come questa.
Nella mia risposta ci sono parole quali legalità, responsabilità, testimonianza, giustizia…
Belle parole, certo, ma solo parole!
Ignazio Cutrò ci ha guardato negli occhi mentre parlava. Uno ad uno.
Ho incrociato anche io il suo sguardo: non si poteva scappare.
E mi ha chiesto di andare al di là delle risposte scontate per interrogarmi non solo su quello che penso ma su quali sono i miei reali comportamenti nelle piccole cose.
“Tu da che parte stai?” è una domanda che sa di quotidianità, di capacità di vivere le relazioni in modo chiaro e trasparente, di essere uomo fino in fondo, testimone nei confronti degli altri che ci sono altri modi di comportarsi.
“Tu da che parte stai?”è una domanda che ci fa capire che essere “nella corrente” non sempre è una scelta coerente con quello che a parole diciamo.
E così adesso, anche se so bene da che parte sto, sento la responsabilità di schierarmi nelle piccole cose che vivo ogni giorno.
Sento la responsabilità della coerenza, e so che è questo è solo il primo passo verso la giustizia.