16 Mar Quando il gioco d’azzardo diventa una patologia?
GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO (GAP): dalla Neurobiologia Sperimentale alla Clinica
Martedì 7 marzo 2017 ho avuto l’opportunità di partecipare al convegno sul Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) tenutosi presso l’Auditorium “Lucio Parenzan” dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Si è trattato di un evento significativo rispetto al tema, in quanto promosso all’interno del progetto NeuroGAP finanziato dal Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
IL GIOCO È UNA DIPENDENZA COMPORTAMENTALE
Il GAP (GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO) viene definito come una dipendenza comportamentale patologica e, come tale, va considerata come una vera e propria malattia alla base della quale ci sono dei meccanismi neurobiologici.
Questa è la prima questione, tra quelle affrontate in sede di convegno, che mi ha incuriosita: si è detto di come il GAP sia attivato da stimoli esterni e interni alla persona, che decide che tipo di risposta dare loro in modo condizionato da aspetti di ordine emotivo e/o cognitivo.
In soggetti che presentano una alterazione della corteccia prefrontale (l’area che ha a che fare con il controllo degli impulsi e del mantenimento di un controllo del comportamento funzionale), c’è una carenza di capacità di autoregolamentarsi anche laddove il proprio comportamento comporta conseguenze negative come quelle portate dal GAP.
Come accade nei soggetti tossicodipendenti, anche nei giocatori patologici c’è una particolare sensibilità alla gratificazione non solo in presenza di vincita ma anche, e soprattutto, in presenza dell’aspettativa di vincita (“l’effetto della quasi vincita”). Nel momento in cui il comportamento di gioco è stato innescato, aumenta nel soggetto la frequenza comportamentale legata al gioco, si alimentano cambiamenti di natura cognitiva (distorsioni cognitive) e modificazioni strutturali del cervello (aree corticali, circuiti e sistemi neurobiologici), il comportamento diventa compulsivo e può insorgere il quadro patologico: ecco quindi che si innesca un circolo vizioso di causa-effetto.
È POSSIBILE PREVENIRE LA DIPENDENZA DA GIOCO?
La seconda questione che mi ha incuriosita, e che richiama molto il tema della prevenzione, riguarda il fatto che in età adolescenziale si registra una condizione biologica in cui l’area limbica è molto sviluppata (area delle emozioni) e l’area prefrontale è invece poco sviluppata (area delle decisioni, freno inibitorio): per questo motivo l’età adolescenziale presenta una sensibilità tre volte maggiore di sviluppare comportamenti di dipendenza rispetto all’età adulta: questo riguarda soprattutto i soggetti di sesso maschile che vedono una maturazione completa del cervello intorno ai 28/30 anni, mentre nelle donne questo avviene intorno ai 25 anni.
Sono state condotte ricerche che ci dicono che bambini con problematiche di deficit dell’attenzione e iperattività possono diventare adolescenti propensi a sviluppare comportamenti dipendenti; addirittura è possibile individuare il particolare gene responsabile dei comportamenti di impulsività in modo da riconoscere per tempo questi soggetti a rischio.
Forse è esagerato dire che quanto ho scritto in precedenza, in un certo senso, mi rassicura: il GAP è sì una vera e propria malattia, però è prevedibile, curabile, guaribile; come per altri tipi di dipendenza, ciò è possibile attraverso un percorso terapeutico, inoltre, come per altri tipi di dipendenza, è possibile fare prevenzione impostando interventi educativi coinvolgendo la scuola e la famiglia.
COSA È POSSIBILE FARE?
A questi sarebbe opportuno si affiancassero interventi che non possono essere che statali, anche alla luce del fatto che già nel 2012 i risultati degli studi scientifici condotti sul GAP e presentati al Convegno sono stati presentati alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati: per esempio si potrebbe non pubblicizzare sistemi di gioco che possono stimolare il comportamento patologico in soggetti dipendenti, si potrebbe regolamentare che tipo di caratteristiche devono e non devono avere le sale da gioco in modo da non favorire il processo di estraniamento dalla realtà nel giocatore, si potrebbe regolamentare quali caratteristiche debbano essere installate nelle macchine da gioco (una soglia limite di tempo oltre alla quale non è possibile giocare). Tutti questi suggerimenti, e altri ancora, sono emersi dai vari studiosi esperti in materia e relatori al Convegno.
Naturalmente tanti altri aspetti del GAP sono stati affrontati e approfonditi: per esempio quali aspetti psichiatrici si intrecciano maggiormente con il GAP, quali trattamenti farmacologici hanno efficacia nella cura del GAP, quali i risultati interessanti emersi da alcune ricerche condotte sul tema, ecc…
VUOI SAPERNE DI PIÙ?
Per chi fosse interessato a reperire ulteriori approfondimenti teorici, si rimanda ai seguenti volumi divulgativi disponibili on line e scaricabili gratuitamente:
“GIOCO D’AZZARDO PATOLOGICO: FARMACOTERAPIA, COMORBIDITA’, ALTERAZIONI COGNITIVE E RICERCA PRECLINICA”, volume divulgativo prodotto dal progetto NeuroGAP
“GAMBLING. PERCORSO DI AUTO-AIUTO: MANUALE PER PERSONE CON DIPENDENZA DAL GIOCO D’AZZARDO”, volume divulgativo prodotto dal Dipartimento Politiche Antidroga